regia Amos Gitaï
Mai come in questo frangente storico avvertiamo il pericolo che la cultura sia marginalizzata o, peggio ancora, che la sua azione sia vanificata e schiacciata dal peso della guerra, o dal gioco al massacro del potere. Invece, la cultura deve continuare a essere, al di fuori da ogni retorica, uno strumento essenziale di libertà. Pompeii Theatrum Mundi è il festival dove si confrontano la grande eredità classica e la visione artistica contemporanea. Non è un caso che ad aprire questa edizione sia un grande regista del dialogo come Amos Gitai con il suo Golem, una creazione che ne rivisita il mito come artificio per proteggere le minoranze dalle distruzioni e dalle persecuzioni. Ispirato a un racconto per bambini di Isac Bashevis Singer, che lo scrittore dedicò agli oppressi di tutto il mondo contro i decreti iniqui, e affidato a un mosaico di lingue, tra cui lo yiddish, la lingua che andò in fumo nei forni crematori tedeschi, lo spettacolo di Gitai è interpretato da una compagnia cosmopolita. Seguono due titoli classici, l’Elettra di Sofocle da me diretta con l’interpretazione di Sonia Bergamasco, e la Lisistrata di Aristofane per la regia di Serena Sinigaglia e l’interpretazione di Lella Costa. Una delle ultime grandi tragedie di Sofocle, costruita interamente su una eroina della sofferenza, quell’Elettra che continua a essere un simbolo della sensibilità femminile in ogni tempo, e una commedia tra le più irresistibili come Lisistrata, esilarante congegno ordito da una donna per fermare la guerra. Per la danza la Notte Morricone, l’omaggio a un compositore amatissimo e leggendario come Ennio Morricone, le cui musiche Marcos Morau sceglie a colonna sonora della nostra vita, intrecciando la sapienza della danza alla magia del cinema.
Roberto Andò



