Un affascinante e inquietante viaggio tra mito archetipico e moderna psicoanalisi, tra dramma borghese e tragedia classica.
Scritto da Eugene O’Neill nel 1931, questo capolavoro della drammaturgia del Novecento torna in scena con l’immaginifica regia di Davide Livermore.
Forte degli attraversamenti critici della tragedia classica compiuti con Elena e Orestea, dopo avere indagato i meandri della psiche umana contemporanea con Grounded di George Brant e Il viaggio di Victor di Nicolas Bedos, Davide Livermore affronta per la prima volta l’opera di Eugene O’Neill.
In uno spazio scenico decisamente suggestivo, che è specchio distorto della mente umana, lo spettacolo fa emergere tutte le tensioni e le contraddizioni di personaggi-mito, incarnazioni tragiche che riverberano inquietudini eterne.
Il lavoro sembra essere dunque ideale compimento dei due filoni di ricerca, coniugando sapientemente mito classico e psicanalisi novecentesca. Lo spettacolo è anche un sincero omaggio al celebre allestimento del Teatro Stabile di Genova diretto da Luca Ronconi nel 1997, in cui Elisabetta Pozzi interpretava il ruolo di Lavinia, corrispettivo di Elettra nell’Oresta di Eschilo, da cui il lavoro di O’Neill prende le mosse.
In un emozionante ponte temporale, oggi Livermore affida alla grande attrice genovese il ruolo di Christine Mannon (ovvero Clitennestra). A interpretare invece il ruolo di Ezra Mannon / Agamennone troviamo Paolo Pierobon, attore capace di passare con maestria dal teatro al cinema alla televisione. Linda Gennari, che negli ultimi anni si è distinta in diversi spettacoli prodotti dal Teatro di Genova (Premio ANCT come migliore attrice per Grounded) è Lavinia e Marco Foschi è Orin Mannon; ad Aldo Ottobrino, apprezzato attore di scuola genovese, spetta, infine, il ruolo dell’amante di Christine.









