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ASSETATI
di Wajdi Mouawad
regia e spazio scenico Davide Pascarella
con Davide Pascarella
dramaturg e assistente alla regia Alessandro Businaro
immagini e oggetti Maria Spadoni
disegno luci Carmine Pierri
assistente stagista Maurizio Campobasso
direttore di scena Antonio Gatto
datrice luci Desideria Angeloni
allieva attrezzista Roberta Torriero
foto di scena Ivan Nocera
la voce registrata è di Cecilia Fabris
grazie a Édouard Pénaud per la consulenza alla traduzione
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
in collaborazione con A.M.A. Factory

Il progetto Assetati curato da Davide Pascarella è vincitore della terza edizione del Premio Leo de Berardinis per artisti e compagnie under 35.

Questo è anche un progetto nato come figlio di una ferita, e per questo nato in segreto, per paura che altrimenti non nascesse più. Per questo l’ho portato per lungo tempo dentro di me da solo. Se è nato, il debito è verso alcune persone: verso Alessandro Businaro, che ha intenzionalmente messo Assetati sul mio cammino e che ha poi scelto di farne parte e di essere il mio meraviglioso sparring partner; verso Daria Deflorian, che per prima mi ha suggerito di aprire una crisi nel mio lavoro e di farlo attaccando il me regista al me attore; verso Michele Sinisi, grazie a cui per la prima volta ho letto questo testo ad alta voce per qualcuno; verso Maria Spadoni, che è stata la prima con cui dividere la vita dello spettacolo e con cui immaginarlo; verso Ferdinando Smaldone e Vincenzo Pascarella, il mio primo maestro di teatro e mio padre, che erano le uniche persone a cui sono riuscito a chiedere aiuto quando dovevo cominciare ed ero terrorizzato dal farlo; e verso il Teatro di Napoli, che ha ascoltato questo progetto al premio de Berardinis, e grazie alla sua giuria ha scelto di accompagnarne la mutazione, da un file .pdf di quattro pagine fitte di testo a uno spettacolo di corpo e lacrime: Monica, Antonio, Fabrizio, Carmine, Desideria, Roberta, Maurizio, Édouard, Cecilia, e poi Marzia, Stefania, Mimmo, Ama Factory, Barbara, Marco, Beppe, con tutto il cuore, grazie. Alcune dediche sono silenziose e non riesco a farle in pubblico: riguardano alcune persone e il mondo emotivo che hanno portato nella mia vita in questi anni, quasi tutte persone che me l’hanno salvata. L’ultimo debito, il più grande, a Wajdi Mouawad che ha scritto, e a Norvège, che è arrivata anche nella mia vita per illuminarla. Davide.

Note di regia – Davide Pascarella

È il 1991. C’è un ragazzo che si chiama Murdoch che una mattina si sveglia parlando e non smette più. C’è una ragazza che si chiama Norvège che piange di orrore e si è chiusa in camera perché ha un mostro nella pancia. C’è un uomo che si chiama Boon, è un antropologo forense, ha appena trovato due cadaveri congelati sul fondo di un fiume: sono abbracciati da così tanto tempo che i corpi si sono fusi l’uno nell’altro. Questi personaggi si alternano senza mai esistere insieme sulla scena. Sono in tempi e in spazi diversi. Corrono paralleli scappando l’uno dall’altro. Eccoli qui allora, in scena, tutti e tre in un solo corpo, il mio. In uno spazio senza definizioni, in un limbo, tra la vita e la morte, tra la realtà e l’invenzione. Sospesi tra i documenti e gli oggetti di chi esiste, e il mondo-microcosmo di chi appartiene solo a un «universo poetico». Questi personaggi sono assetati, così dice Mouawad. Ma questa sete non è solo quella sete bella, la sete di vita, che li pervade: è anche la sete, la Crave di Sarah Kane, che ti corrode. Una sete per cui si muore. E morire di sete è terribile. Assetati parla di sentirsi dilaniati dal dolore che sentiamo, parla della bruttezza che mangia vivi gli esseri umani e della bellezza che li salva. Parla dell’adolescenza che illumina la vita. Parla di smettere di credere ai propri sogni finché quei sogni non ti vengono a cercare e ti chiedono il conto di non averli sognati abbastanza forte. È un testo che ha ancora, credo, il potere di cambiare chi lo legge. A me è successo. La mia sete enorme di fare questo spettacolo è la conseguenza di un debito di amore che ho verso questo suo potere magico, che mi ha restituito quello che credevo perso. Io sono qui per conto di Boon, perché lui mi ha chiesto di fare questo spettacolo, come Boon è in questo testo per conto di qualcun altro, che ha chiesto a lui di scriverlo. Perché Assetati è il mio spettacolo che debutta oggi, sì. Ma è anche il testo di Wajdi Mouawad, scritto in Québec nel 2006. Ed è anche il testo che Boon scrive nel suo immaginario 1991, alla fine dello spettacolo. È un testo circolare che si manifesta come un incantesimo. E che, come in Inception, scavalla continuamente i livelli di quello che è reale, per arrivare dal livello profondo della fantasia al livello intermedio del palco del teatro, per poi uscire dalla porta insieme a noi ed entrare così nel mondo reale.

Note di drammaturgia – Alessandro Businaro

Assetati (in francese Assoiffés) è un testo scritto dall’autore libano-canadese Wajdi Mouawad nell’ambito di una residenza al Théâtre Lionel-Groulx di Sainte-Thérèse-de-Blainville (Québec) e finalizzato allo spettacolo creato tra la fine del 2006 e il 2007 per la regia di Benoît Vermeulen. 
Prima di entrare nel merito dell’opera che state per vedere (o che avete appena visto), credo che sia il caso di fare un ritratto, sebbene approssimativo, del suo autore.
Mouawad nasce in Libano nel 1968 e all’età di dieci anni, a causa della guerra civile che stava scuotendo il paese, emigra con la sua famiglia prima in Francia, a Parigi, e poi in Canada, a Montréal, nel 1983. Dopo il diploma nel 1991 allÉcole nationale de théâtre du Canada in pochissimi anni riesce ad affermarsi come uno degli autori francofoni più rilevanti della scena contemporanea ottenendo nel 2000 il Prix littéraire du Governeur général du Canada nella categoria teatro. Grazie al successo di pubblico e di critica delle sue drammaturgie oltreoceano (tra cui Littoral del 1997 e Incendies del 2003) Mouawad torna in Francia dove inizia un lungo percorso di affermazione artistica e professionale che lo porta a diventare nel 2016 il direttore artistico del Théâtre national de la Colline di Parigi.
La sua scrittura è un incontro di diversi codici e registri e riesce, proprio per questa ragione, a coniugare l’immediatezza del linguaggio del quotidiano con la complessità propria della letteratura. Le sue drammaturgie sono materia viva che si nutre di riferimenti biografici, gioco attoriale, poesia e, al contempo, di politica, scienza e di tutto ciò che viene messo a fuoco dal suo sguardo di autore vivo e attento alle nuove generazioni. Assetati ne è un perfetto esempio, dal momento che è un testo concepito per il teatro ragazzi che tratta di temi come il suicidio, il potere catartico dell’arte e il processo di elaborazione del trauma, avvalendosi di differenti linguaggi e facendo appello al campo della scienza e della cronaca.
In questa messa in scena i tre personaggi di Boon, Murdoch e Norvège prendono voce e corpo attraverso un unico interprete: Davide Pascarella. Questa scelta di regia ci ha permesso di mettere in luce quanto la scrittura di Mouawad sia un congegno perfetto in cui le relazioni (che siano di rottura o di rappacificazione) si manifestino proprio attraverso l’incontro e lo scontro tra universi linguistici diversi. Boon è il linguaggio di Boon, Murdoch è il linguaggio di Murdoch, e così vale anche per Norvège. Linguaggi diversi che si toccano, scontrandosi e condizionandosi, lasciando delle tracce indelebili. 

Alessandro Businaro

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Produzione in Tournée

"ASSETATI" fa parte delle produzioni del Teatro di Napoli - Teatro Nazionale e farà tappa in queste città:

5 AGOSTO –  FESTIVAL TEATRO IN QUOTA, ROCCA DI MEZZO AQ