Lino Musella, dopo il successo di Tavola Tavola, chiodo chiodo torna ad Eduardo De Filippo insieme a Tonino Taiuti con lo spettacolo Gennareniello, un debutto assoluto prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale che andrà in scena nel periodo natalizio nella casa di Eduardo, il Teatro San Ferdinando.
Note di regia – Lino Musella
Gennareniello è nato nel 1932, un anno dopo l’atto unico Natale in casa Cupiello.
A differenza del fratello maggiore non è mai cresciuto del tutto, negli anni è restato identico, quasi abbozzato, anche se perfetto nelle sue dimensioni, non si è mai sviluppato in altri due o tre tempi, è rimasto piccolo, isolato, escluso, Unico come Atto.
Gennareniello è un diminutivo, vezzeggia il nome del santo patrono e fa rima col fratello famoso, quello di Casa Cupiello.
Questa breve opera contiene qualcosa di speciale, una pietra preziosa ma fragilissima, na pret e zucchero. Costruisce una variazione su tema restando in famiglia e ricalca le stesse maschere umane dei Cupiello da una diversa angolazione. Una specie di spin-off in una dimensione parallela.
In questo spaccato naturale si osserva il semplice trascorrere del tempo senza particolari avvenimenti o intrecci, si ascoltano versi di poesie e canzoni, che a Napoli spesso sono la stessa cosa, e si partecipa alla vita che accade mentre si lascia spazio al sonetto che contiene. A Gennareniello basta affacciarsi a una terrazza per esistere, per regalarci l’umanità che porta in scena, per sussurrarci quel che di unico è racchiuso tra la disperata e commovente bellezza della vita che passa.
Note sulle scene – Paola Castrignanò
Quando Lino mi parlò di Gennareniello e della sua volontà di traslarlo di mezzo secolo non conoscevo questo atto unico di Eduardo, così ho letto il testo e visto la versione televisiva realizzata dallo stesso autore, ed è stato il punto di partenza per il lavoro sulla scena. Ho cominciato a rielaborare lo spazio scenico operando un ribaltamento, una specchiatura degli ambienti e dei piani, cercando di mantenere, se non di esagerare, i vari dislivelli che un ambiente come un terrazzo naturalmente offre, per consentire la permanenza in contemporanea di più personaggi dislocati nello spazio, proprio come i pastori di un presepe. Successivamente, ho inserito degli elementi di precarietà e di frattura, come la segmentazione della pedana e la presenza dei tubi innocenti, per segnalare il passaggio del tempo e degli eventi storici, come il terremoto che sconvolse la regione nel 1980 e per raccontare un’epoca che porta con sé i resti e la memoria storica del secolo passato ma anche l’entusiasmo, consapevole o meno, per i cambiamenti che la società e gli esseri umani staranno per vivere nel nuovo millennio.
Note sui costumi – Ortensia De Francesco
L’idea di Lino Musella di ambientare Gennariniello nel 1984, accende i riflettori su una popolazione di piccoli borghesi e di persone ancora semplici il cui stile di abbigliamento riflette fortemente la propria identità culturale legata alla città e alla tradizione popolare ma che, nello stesso tempo, è ricco di elementi dell’epoca che questa volta i personaggi vivono….siamo di fronte a donne che votano, a famiglie che vedono la televisione e le soap-opera e acquistano, oltre che nei mercati rionali, anche con vendita per corrispondenza (postal market, vestro) i propri abiti o accessori. I colori chiari dell’estate accompagnano e avvolgono i personaggi e i dettagli.
Ho cercato di costruire un mondo semplice e chiaro come le estati napoletane sanno essere.
Un mondo dove ancora fra sogni e delusioni, debolezze ed indolenze, speranze ed illusioni potessero prendere vita questi personaggi che ti entrano nel cuore e che, avvolti nei loro semplici costumi, vorresti abbracciare.