Andrée Shammah torna a Molière con Il misantropo, “una storia d’amore, un amore-possesso, una nevrosi. Un tema moderno come non mai.” Un’edizione fresca dell’opera, un lavoro a sei mani tra Andrée Ruth Shammah, Luca Micheletti e Valerio Magrelli, incentrato sull’elogio semantico della parola e della sua musicalità. Protagonista è Fausto Cabra: un Alceste, qui in costume, scuro, al centro di un mondo popolato da personaggi vestiti nella stessa foggia ma in colori pastello diversi tra loro, a simboleggiare una società variegata nella forma ma omologata nella sostanza. Accanto a lui una straordinaria compagnia. In scena c’è la “disperata vitalità” di un uomo solo davanti al potere, solo davanti ai benpensanti. L’uomo folle che è deriso dalla società, ma in realtà è l’unico capace di cogliere la follia di chi lo circonda. Vorrebbe isolarsi nei suoi ideali ma la sua amata non è disposta a seguirlo. È la commedia dell’impossibilità di esprimersi liberamente quando si è preda delle passioni. Un dramma comico e umanissimo, commovente e feroce, sull’incomunicabilità e sul corto circuito terribile e risibile che genera.