I fatti di cronaca che hanno ispirato la scrittura de Il numero esatto sono la questione da cui cominciare. La storia in sé si presta alla più becera moralizzazione, in campo ci sono argomenti spinosi per la nostra opinione pubblica. La gestazione per altri, la maternità surrogata, l’utero in affitto sono modi per parlare della stessa cosa e quando si parla “dei bambini” è facile cadere nella tentazione di avere un’opinione semplicistica. La genitorialità soprattutto quando riguarda una donna è questione pubblica più che privata. Questa drammaturgia riflette, in maniera cruda e delicata insieme, su cosa significhi per una donna essere centro del dibattito pubblico in quanto madre e le conseguenze estreme di questo senso del dovere. Cos’è una madre? Chi è una madre? Perché essere madre mentre il mondo brucia? Mentre il mondo brucia e la solita guerra dei confini umilia le vite delle persone c’è una figlia, la protagonista di questa storia, che con estrema lucidità cerca e poi trova se stessa in tutte le madri che hanno intersecato la sua crescita per diventare adulta. È così liberatorio il personaggio di Alice, è bello immaginare una protagonista che non pretende ma ascolta, che non giudica ma capisce, che evolve naturalmente verso un’analisi limpida del suo mondo, che sceglie l’amore o forse, ancora meglio, l’affetto un sentimento così radicale da spazzare le opinioni degli altri.