La stagione di prosa si conclude con un’altra grande opera del teatro moderno, Le intellettuali di Molière, nella rivisitazione del napoletano Arturo Cirillo, trent’otto anni e un grande talento registico. Con gli attori della compagnia del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, Cirillo dà vita a una vivace esplosione di scene e quadri corali e molto giocosi, dove il napoletano dà spesso il suo accento a una Parigi del diciassettesimo secolo. Le intellettuali mette faccia a faccia le ragioni del cuore e la supremazia della ragione, tra personaggi accomunati da una generale mancanza di buonafede. Uno spettacolo divertente e intelligente, dove la comicità è strumento per smascherare l’ipocrisia, fra “parrucche che volano, paraventi fatti di specchi deformanti, corpi compressi e repressi in bustini seicenteschi, canzonette per clavicembalo e musica colta per chitarra elettrica, un’opulenza pacchiana, una recitazione continuamente tendente al delirio e al visionario, una tronfia abbuffata finale in cui l’ordine perbenista trionfa su tutto e tutti”.