Questa edizione del Macbeth si pone come ideale prosecuzione del lavoro già avviato con Antonio e Cleopatra e Orestea, due spettacoli che si sono fortemente connotati nel senso della sperimentazione e della contaminazione tra linguaggi. Anche in questo caso il teatro si mescola con le installazioni video in modo ancora più complesso e variegato rispetto ai lavori precedenti. Lo spettacolo si collega ad Orestea per il rapporto tra teatro, musica e danza, proseguendo la collaborazione con gli artisti israeliani Ran Bagno e Noa Wertheim. Si richiama invece più ad Antonio e Cleopatra per l’analogia testuale, per il ritorno della coppia Lazzareschi – Aprea, per la stimolante collaborazione col traduttore Gianni Garrera, per i rapporti tra trasparenze scenografiche, video e luci, sempre più essenziali nel mio modo di fare scrittura scenica e che trovano nella collaborazione con Marta Crisolini Malatesta nuovi fecondi spunti.
Ho cercato di lavorare ad uno stile meno monumentale e più visionario rispetto ai lavori precedenti assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) tutti fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell’irreale.
Non abbiamo ambientato lo spettacolo in un’epoca precisa ma in un clima sospeso tra Medioevo e primo Novecento.
La letteratura critica sul Macbeth è sterminata e si potrebbero riempire pagine di citazioni che il regista deve fare però con la scrittura scenica e non con quella delle note. Basti perciò dire che non abbiamo dimenticato lo scritto di Freud che parla di Macbeth e Lady Macbeth come di un’unica persona e che lo spettacolo parte dall’intuizione di Bloom: il grande critico shakespeariano sostiene che il Macbeth è ambientato nella testa del protagonista. Potrà quindi sembrare curiosa la centralità di una camera da letto in una storia di guerra e morte, ma io credo che in realtà questo sia un testo psichiatrico, teologico, filosofico e non una pura e semplice lotta per il potere.
Nel quattrocentesimo anniversario della morte di uno dei maggiori scrittori di tutti i tempi, mi piace dedicare questa regia a mio figlio Giacomo che inizia quest’anno il primo passo nella carriera della scrittura.
Luca de Fusco
Produzione in Tournée
"Macbeth" fa parte delle produzioni del Teatro di Napoli - Teatro Nazionale e farà tappa in queste città: