Sono un attore e sono quasi sempre stato anche il regista degli spettacoli in cui ho recitato. Per questo motivo dopo aver lavorato intensamente su Moliére (Il misantropo, Tartufo) ora vedo naturale il passaggio a Eduardo: entrambi uniscono nei loro testi, nei loro copioni, parola e gesto in un risultato complessivo che non esclude la regia, ma la comprende. Eduardo è l’autore italiano che con maggior efficacia, all’interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l’incontro e non la separazione tra testo e messa in scena. Affrontare i suoi testi significa inserirsi in quell’equilibrio instabile tra scrittura e oralità che rende ambiguo e sempre sorprendente il suo teatro. Seguendo con umiltà il suo insegnamento cerco nel mio lavoro di non far mai prevalere il testo sull’interpretazione, l’interpretazione sul testo, la regia sul testo e sull’interpretazione. Il profondo spazio silenzioso che c’è tra il testo, gli interpreti e il pubblico va riempito di senso sera per sera sul palcoscenico, replica dopo replica. Ho scelto Sabato Domenica e Lunedì perché Eduardo qui si occupa di una grande famiglia napoletana dove convivono tre diverse generazioni in un momento storico cruciale per l’Italia: gli albori del boom economico che imponeva un nuovo e improvviso modello di sviluppo, con l’affacciarsi di nuovi desideri e nuove mode, capaci di creare da una parte euforia, dall’altra un senso di confusione e di disagio per tutti. Un rivolgimento socioculturale che ha segnato profondamente e tuttora influenza i destini, le idee, i costumi del nostro paese.
Toni Servillo
le foto sono di Renato Rizzardi