Zio Vanja è uno dei drammi più famosi di Anton Pavlovič Čechov, un gioco di personaggi che, annoiati e disgustati, hanno perso interesse per la vita e che, con la loro noia, rappresentano un’umanità che sbadiglia. Questa apparente immobilità contiene però tutta l’angoscia vitale dell’autore russo, che il regista catalano Álex Rigola racchiude in una scatola di legno. In uno spazio aperto solo in alto, 80 spettatori attendono attoniti, in un clima di intimità catartica, una versione del grande classico čechoviano, in cui quattro attori, che sono venuti indossando i loro vestiti da casa, si rivolgono l’un l’altro chiamandosi per nome. In una condizione di grande prossimità, piena di desolazione e sofferenza, dove i silenzi sono implacabili, sussurrano al pubblico scene di vita, confessano i graffi che li hanno segnati, raccontano la loro disperazione. Attori e personaggi si sovrappongono, l’esperienza dell’uno diventa nutrimento per l’altro, dando forma a uno spettacolo pieno di vita.
Álex Rigola distilla tutta l’angoscia vitale di Čechov e la racchiude in una stanza dove quattro attori sono spiati, ognuno nella propria intimità.